Marta sogna di lavorare nella sua città, Taranto, Francesco di intraprendere una professione che gli consenta di viaggiare ma poi di tornare, di tanto in tanto, anche a casa. Federica pensa agli ultimi 4 esami che la separano dalla laurea e agli affetti che non vorrebbe abbandonare una volta terminato il percorso universitario.
Sono solo alcuni dei giovani studenti tarantini che abbiamo incontrato ieri mattina, lunedì 25 febbraio, nella sede di Economia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – Dipartimento Jonico, in occasione del workshop di Sabanet, “Work for Solution”. Sono solo alcuni dei giovani studenti tarantini che ribalterebbero volentieri la teoria della “fuga dei cervelli“.


Per chi si imbattesse per la prima volta nel nostro blog, è doverosa una veloce presentazione: Sabanet è un’azienda che si occupa di consulenza e di System Integration e rientra tra le realtà imprenditoriali particolarmente attive sul territorio. Non solo; sì, perché operiamo in tutta Italia e contiamo, oltre alla sede principale di Taranto, altre due sedi: una a Roma e una a Milano.
Quella di ieri, all’Università, è stata un’occasione non solo per approfondire temi come la Business Intelligence, Analytics, strategia di impresa grazie all’intervento di Gianfranco Zizzo, CEO di Sabanet, Luca Di Serio e Andrea Sestino, Responsabile Ricerca e Sviluppo per Sabacom Engineering (spin off di Sabanet), ma anche per parlare alla testa e al cuore dei ragazzi, alcuni dei quali hanno voglia di “andare fuori” e arricchire la loro esperienza e altri vogliono restare e investire nel loro territorio. E noi sappiamo bene che Taranto ha bisogno di gente che resta. Un primo passo potrebbe essere quello di avvicinare in maniera più massiccia l’impresa all’Università, rafforzare una sinergia necessaria per lo sviluppo culturale e professionale di un territorio, penalizzato da un pregiudizio diffuso: “Formarsi a Taranto non ti rende competitivo.”
Noi pensiamo, piuttosto, che la sfida qui, nella città dei due mari, sia certamente più difficile ma non per questo meno appassionante.
Ad maiora!